Non potete conoscere il significato della vostra vita finché non siete connessi al Potere che vi ha creato.
(Shri Mataji Nirmala Devi)
Shri Adi Shankaracharya ovvero il “primo Shankara” con la sua rimarchevole reinterpretazione delle scritture induiste, in particolar modo delle Upanishad o Vedanta, ebbe una profonda influenza sulla crescita dell’Induismo in un’epoca in cui il caos e la superstizione erano dominanti. Shri Adi Shankaracharya ripulì le pratiche religiose vediche dall’eccessivo ritualismo e annunciò l’insegnamento centrale del Vedanta, che è l’Advaita ovvero la non-dualità dell’essere umano.
Shankara nacque da una famiglia di Brahmini nel 788 d.C. circa in un villaggio chiamato Kaladi sulle sponde del fiume Purna (oggi Periyar) nello stato del Kerala. I suoi genitori, Sivaguru e Aryamba, si racconta fossero rimasti senza figli per parecchi anni e la nascita di Shankara fu occasione di grande gioia e visto come una grande benedizione. La leggenda narra che Aryamba ebbe una visione del Signore Shiva che le promise che si sarebbe incarnato nella forma del suo primogenito.
Shankara diffuse i principi dell’Advaita Vedanta fino ai quattro angoli dell’India con la sua “digvijaya” (la conquista dei quattro quarti). Secondo la filosofia dell’Advaita Vedanta, il vero Sé è il Brahman (il Creatore Divino). Il Brahman è il vero Io ogni qualvolta ci chiediamo “chi sono io?”. Il mondo materiale degli esseri e non-esseri non è distinto dal Brahman. Solo il Brahman infatti è reale mentre il mondo fenomenico è irreale o un’illusione.
Secondo l’Advaita Vedanta i tre principali stati di consapevolezza (veglia, sogno e sonno profondo), infatti, sono espressione di un quarto stato trascendentale, conosciuto nelle Upaniṣad come 'turiya', coincidente con la Realtà assoluta o Brahman. La molteplice natura dei fenomeni e la loro ultima essenza è simboleggiata dal suono AUM, il più sacro fra i mantra induisti.
I suoi scritti principali sono le Brahma Bhashyas, che rappresentano dei commentari alle Vedānta Sutra e alla Bhagavad Gita, e il trattato sull'Advaita, il Vivekacūḍāmaṇi o Il gran gioiello della discriminazione. Inoltre egli è conosciuto come l'iniziatore della Bhakti o devozione, che nel sistema filosofico Advaita si può realizzare soprattutto mediante i bhajan, o canti devozionali, i più famosi dei quali sono il Bhaja Govindam, il Saundaryalahari e Sivanandalhari. Uno dei suoi scritti più conosciuti, il Saundaryalahari, è un atto di profonda devozione verso la Dea, di cui riportiamo sotto alcuni passi.
Si racconta che Shri Adi Shankaracharya, dopo aver viaggiato e diffuso la conscenza dell’Advaita in tutta l’India, ebbe il proprio Samadhi nel 820 d.C. a Keddarnath, in Himalaya, uno dei luoghi più sacri dell’India.
“Attraverso la visione della completa arresa di Sé, fa che il mio chiacchierio diventi recitazione del Tuo nome;
fa che i movimenti delle mie labbra diventino gesti della Tua adorazione;
fa che il mio camminare diventi uno girare attorno a Te;
fa che il mio cibo diventi un’offerta sacrificale ai Tuoi piedi;
fa che il mio giacere diventi uno prostrarmi a Te.
Qualsiasi cosa io faccia per piacere, fa che possa trasformarsi in un atto di venerazione di Te.”
Adi Shankaracharia, Saundarya Lahari, v. 27
Vi proponiamo un rimarchevole film realizzato in India sulla vita di Shri Adishankaracharia in sanscrito con sottotitoli in inglese.
Alcune delle liriche e scritti più conosciuti di Shri Adishankaracharia:
il Guru Ashtakam, che ci parla della necessità di rivolgere e dedicare la propria mente ai Piedi di Loto del Guru.
Il celebre Nirvana Shatikam di Shri Adishankaracharya, la Canzone del Sé